Santiago di Compostela. Il Cammino delle Stelle

inserito da Giulia





El Camino de las estrellas. In epoca medioevale era la galassia della via Lattea la bussola di riferimento che illuminava il cammino dei pellegrini in marcia verso Santiago da ogni punto d’Europa. Nel secondo millennio la segnaletica è scesa dal cielo e i pellegrini di oggi per non perdersi basta che guardino a terra e sui muri delle case: non si può sbagliare, se si segue la freccia gialla e il simbolo della conchiglia, la strada porta sicuramente alla città dove sono sepolte le reliquie dell’apostolo Giacomo, trasportate dalla Palestina alla Galizia con una barca, secondo la tradizione, e rinvenute quasi per caso da un eremita nell’813.
Il cammino francese, il più famoso dei diversi tracciati che portano alla cattedrale costruita intorno alla tomba del Santo, entra in Spagna dalla Francia attraverso i monti Pirenei ed è lungo più di 700 km. Farli a piedi o in bicicletta da Roncisvalle non è da tutti. Ecco perché molti optano per una soluzione di compromesso: gli ultimi 200 chilometri del tracciato, quelli che da Ponferrada,la città del castello dei templari, portano in Galizia attraverso il valico di O Cebreiro. Nove le tappe canoniche per arrivare a Santiago da qui: Villafranca del Bierzo, O Cebreiro, Triacastela, Sarria, Portomarìn, Palas de Rei, Arzua, Monte Gozo. Attraverso vigneti, campi di grano, frazioni agricole e strade asfaltate si procede fra castelli medioevali e chiese romaniche, nel silenzio e nella pace di una terra che ha mantenutolo il suo distacco dalla modernità.
Zaino in spalla, scarponcini e racchette da trekking, per i più classici bordone di legno con attaccata la zucca borraccia, un cappellino per il sole e un poncho per la pioggia. I pellegrini, di ogni età, sono riconoscibili a distanza, e quasi tutti esibiscono in bella vista una conchiglia, in ricordo degli antichi viaggiatori che, privi di macchine fotografiche, per dare prova dell’avvenuto pellegrinaggio raccoglievano una capasanta sulle spiagge di Finisterre, 90 chilometri dopo Santiago.
In oltre un millennio il cammino è stato percorso da milioni di persone, e solo per il 2005 è stato stimato un flusso di 80.000 pellegrini.
Ed eccoli sul sentiero, provenienti un po’ da tutta l’Europa: spagnoli soprattutto, ma anche italiani, tedeschi, francesi, inglesi, olandesi…
Alcuni sono partiti da soli, alla ricerca di se stessi, altri in coppia o in gruppo, abbracciando l’idea di una vacanza alternativa e un po’ più costruttiva del solito.
Nel buio di un’alba estiva una decina di persone procede in fila indiana, in silenzio e con gli occhi ancora assonnati. Qui sul cammino le levatacce sono quotidiane, un po’ per evitare il caldo delle ore più assolate un po’ per riuscire a trovare posto negli albergues de peregrinos, a cui si accede esibendo la credencial rilasciata dalla confraternita di san Jacopo di Compostella. E’ l’unico documento che viene richiesto negli ostelli e che identifichi i pellegrini durante il tragitto: nome e cognome, indirizzo di residenza e tante caselline da riempire con i timbri delle diverse tappe.
Anche se non tutti amano fare la corsa per conquistarsi il posto nel letto a castello delle camerate. Sara, italiana, consulente informatica, affascinata dalla storia e dalla cultura del cammino non vuole rinunciare alle comodità : una camera d’albergo per dormire e pure la possibilità, quando c’è, di mollare i suoi 11 chili di zaino in taxi. Anche se è la prima a rendersi conto che all’esperienza così manca qualcosa, e già dopo pochi giorni si ripromette un’edizione più spartana.
La maggior parte aderisce allo spirito di un cammino sobrio, fatto di fatica durante il giorno e di condivisione di stanze, docce e bagni la sera: chi per rafforzare lo spirito, in un’ottica religiosa, chi per sentirsi più vicino ai pellegrini di un tempo.
Miguel, 27 anni, di Barcellona, è partito da solo per dimenticare un amore infelice. Arranca scapigliato e sudato sotto il sole che a mezzogiorno batte sui vigneti che conducono a Villafranca, la sua prima tappa.
Peter è un bell’uomo tedesco di oltre 50 anni: cammina sotto la pioggia sul sentiero in salita, avvolto nel suo poncho verde militare. Cammina da cinque mesi, ha voluto partire da Vienna,la sua città, a casa ha lasciato la moglie e le figlie per un viaggio che da tempo sentiva di voler fare.
La sera, alla Messa delle otto nel santuario di Santa Maria a Real di O Cebreiro, sarà proprio lui a leggere un salmo. Il prete ha voluto sull’altare un rappresentante per ogni nazionalità in cammino.
Fuori dalla chiesa l’atmosfera del paesino di montagna è surreale. Come citano le guide, O Cebreiro non si vede ma si intuisce, e solo chi ci arriva capisce perché. Quasi sempre le poche case del valico sono infatti avvolte nella nebbia, sfumate e rarefatte come in un sogno. Ci si vorrebbe fermare qualche giorno ma non si può perdere il ritmo: adelante, adelante.
Un cippo sul ciglio della strada, fra Sarria e Ferreiros, segnala che mancano 100 km a Santiago.
Dopo Portomarin ormai la meta è vicina, a un “tiro de vieira”, un tiro di conchiglia.
Fa caldo, alcuni pellegrini discutono di ampollas, vesciche, di tendinite e disturbi vari alle articolazioni. Sono mali comuni. Ma poco più avanti un uomo sulla settantina relativizza ogni lamentela: cammina da solo con le stampelle, il bordone di legno che esce dallo zaino.
E’ un tedesco di Ratisbona, si chiama Walter ed ha alle spalle già 2800 chilometri. Ha voluto partire proprio da casa sua, di fatica deve averne fatta tanta, e da Ponferrada ha dovuto sostituire il bordone con le stampelle perché un medico, visitandolo, gliele ha imposte. “Ho avuto una vita fortunata”, ammette subito senza riserve, “voglio espiare i miei peccati con questo cammino”.
Monte Gozo è la penultima tappa, si scende la collina , le guglie della cattedrale in lontananza…Finalmente Santiago. Eccola la cattedrale, ecco le statue e le reliquie di San Giacomo e i riti da compiere all’arrivo: si appoggia il capo tre volte sulla colonna con la testa di Mastro Matteo, l’artefice del Portico della Gloria, affinché trasmetta genialità e intelligenza e poi si abbraccia di spalle la statua di San Giacomo che sovrasta l’altare. E a mezzogiorno c’è sempre la Misa del Peregrino, la Messa del Pellegrino, in un clima di festa e di ritrovo tra vecchi amici: c’è Peter, c’è il tedesco di Ratisbona, ci sono Miguel , Sara…
E se si è davvero fortunati, durante la celebrazione eucaristica può capitare di assistere alla spettacolare oscillazione del botafumeiro, cinquanta chili di incensiere che volano da una navata all’altra appesi a una fune legata a una carrucola.
Adesso non resta che fare la fila all’ufficio che sta a fianco della cattedrale, dove dietro consegna della credenziale tutta timbrata di sellos, viene rilasciata la Compostela, la pergamena del pellegrino.
“Sto pianificando il mio prossimo viaggio a Santiago, il terzo”, racconta Moira, 29 anni, di Erba, con un guizzo negli occhi verdi. C’è da pensare che ci sia un male del cammino, come il mal d’Africa. Non è la sola a sentirsi magneticamente attratta da questi sentieri, sono in molti i pellegrini che raccontano di essere alla loro seconda o terza volta.
“Cosa mi dà il Cammino? Quando impari a vivere con poche cose, a togliere il superfluo dallo zaino giorno dopo giorno perché non ce la fai a sopportare tutto il carico sulle spalle, quello che ti rimane è proprio l’essenziale. Lo capisci e lo vivi, è difficile spiegarlo a parole.”



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